Adattamento teatrale di Geppy Gleijeses dal film e dal romanzo di Luciano De Crescenzo con Geppy Gleijeses, Marisa Laurito, Benedetto Casillo e con Antonella Cioli, Salvatore Misticone, Vittorio Ciorcalo, Gianluca Ferrato, Patrizia Capuano,
Adattamento teatrale di Geppy Gleijeses
dal film e dal romanzo di Luciano De Crescenzo
con Geppy Gleijeses, Marisa Laurito, Benedetto Casillo
e con Antonella Cioli, Salvatore Misticone, Vittorio Ciorcalo, Gianluca Ferrato, Patrizia Capuano, Walter Cerrotta, Elisabetta Mirra, Gregoria Maria De Paola, Agostino Pannone, Brunella De Feudis
Scene Roberto Crea
Musiche Claudio Mattone
Costumi Gabriella Campagna
Regia Geppy Gleijeses
Note sullo spettacolo… e altro
Il dibattito che si è sviluppato per merito de “il Mattino” sull’opera e la figura di Luciano De Crescenzo, ha un leggero sapore “d’antan”, un pò da cenacolo culturale anni ‘50, stile Giovannino Guareschi, quando si discuteva sul livello di fascismo del “Bertoldo” e di questo suo illustre collaboratore. Luciano De Crescenzo (che ha un vantaggio su Guareschi di circa 5 milioni di copie, avendo venduto 25 milioni di copie delle sue opere in 42 Paesi) ha però incontrato, per altri versi, un destino analogo a cui, se vogliamo essere onesti, ancora non sfugge. “Che cos’è” Luciano De Crescenzo è la domanda più pertinente, non “chi è”. Una strana e anomala figura nel mondo della letteratura, della filosofia, del cinema, della poesia; una figura che ha avuto ed ha troppo successo per essere perdonata. Eppure lui, già nella prefazione alla prima edizione di “Così parlò Bellavista”, forse presago dell’anatema di certa “intellighenzia”, così scriveva: “guai a parlare di mare, di sole, e di cuore napoletano! Cominciando da Malaparte e finendo a Luigi Compagnone, Anna Maria Ortese, Domenico Rea, Raffaele La Capria, Vittorio Viviani e compagnia cantando, il desiderio di togliere il trucco con il quale per tanti anni era stato imbellettato il volto della nostra città ha fatto sì che insieme ai cosmetici è stata tolta forse anche la pelle del viso di un popolo che, pur senza mandolini e chitarre continuava in ogni caso ad avere una propria fisionomia caratteristica”. Quanto sono vere queste parole e quanto poco gli sono state perdonate! Io sono cresciuto leggendo “Ferito a morte” di La Capria e “Il mare non bagna Napoli” della Ortese, la prima parte che ho interpretato in una commedia in TV a 23 anni con Lilla Brignone, Massimo Ranieri e Pupella Maggio in “In memoria di una signora amica” è stata quella scritta pensando ad Antonio Ghirelli da Patroni Griffi… Ma poi ho imparato che esistono altri grandi che hanno ritratto più bonariamente delizie e vizi del nostro popolo, come Giuseppe Marotta, Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo e, per certi versi la Matilde Serao, de “Il ventre di Napoli”.
E sono allievo di Eduardo De Filippo e Peppino Patroni Griffi, ma non sono cieco. E, nel mio piccolo, so leggere e guardare. E dalle parole profetiche della prefazione a Bellavista, passai poi a interpretare Giorgio, il protagonista giovane di quel film, ma poi ho letto e approfondito l’opera di Luciano. Egli si definiva un divulgatore, nelle ultime interviste dice: “Io non sono un filosofo, io ho copiato!” e nel nostro ultimo incontro, mentre voleva inginocchiarsi perché portavamo “Bellavista” al San Carlo, mi disse: “No Geppy, io non sono un poeta, sono un quasi poeta”. Non è vero. Consiglio a tutti di leggere o rileggere “il nano e l’infanta”, scritto e disegnato per conquistare una donna quando aveva vent’anni, opera di pura poesia, “Raffaele”, “il Dubbio” che forse Luciano considerava la sua opera più amata, in cui tenta di dare una risposta alle “grandi domande” sul Caso, la Necessità, l’Entropia, il Tempo e lo Spazio (e quasi ci riesce), “Oi dialogoi” in cui, tra sacro e profano, contamina, con metodo platoniano, la speculazione filosofica con i “fattarielli napoletani”, il capitolo dedicato per esempio a Cartesio, al Dubbio e al “cogito ergo sum” nella sua splendida “Storia della filosofia moderna” e infine (ma si potrebbe continuare a lungo) ripensate alla sua fondamentale teoria dell’uomo d’amore e dell’uomo di libertà, elaborata in Così parlò Bellavista. Luciano, e mi perdonerà chi ha più titolo di me, per quanto mi riguarda, e non credo di sbagliare, non è stato solo un divulgatore: è stato filosofo sui generis, poeta, romanziere, regista, sceneggiatore, umorista, attore, eccetera eccetera… Troppa roba per essere perdonati. O, come avrebbe detto lui, “Troppa grazia Sant’Antonio!” Sinceramente non pensavo ad adattare, produrre (con Best Live di Alessandro Siani e Sonia Mormone), mettere in scena e interpretare “Così parlò Bellavista”. Il ricordo di quel film è nella memoria mia, e soprattutto della gente napoletana, indelebile e forse intangibile. C’era un solo modo limpido e affascinante per portarlo in teatro. Distaccarsi dal film e creare un’opera autonoma, specificamente teatrale. E così nell’adattamento ci sono varie citazioni del romanzo, come ad esempio il secondo “cenacolo” che si conclude con un concetto poetico e geniale, degno del miglior Salvatore Di Giacomo. Parlando delle case di Napoli legate l’una all’altra dalle corde tese da palazzo a palazzo per stendere i panni ad asciugare, scrive così: “Immaginate per un momento che il Padreterno volesse portarsi in cielo una casa di Napoli. Con sua grande meraviglia si accorgerebbe che piano piano tutte le altre case di Napoli, come se fossero un enorme Gran pavese, se ne verrebbero dietro alla prima, una dietro l’altra, case, corde e panni, canzone ‘e femmene e allucche ‘e guagliune…”.
L’adattamento teatrale che ho scritto, come dicevo, non è affatto una pedestre sbobinatura del film. Chi sa di cinema e di teatro ci insegna che sono necessari codici di comunicazione molto diversi. Lo spazio scenico a cui ho pensato e che Roberto Crea ha splendidamente realizzato, ritrae il Palazzo dello Spagnolo, che con i suoi incroci di scale e le sue prospettive diventa un luogo della mente.
Nella corte del palazzo, suddividendo a volte la scena in settori, si svolge tutto il racconto, con il cenacolo, il tavolo dei pomodori, la trattoria, il negozio di arredi sacri e via dicendo. Non avrei potuto condurre in porto questa impresa senza attori straordinari come Marisa Laurito, deliziosa interprete che è stata la migliore amica di Luciano (a questo fatto ci tiene assai!), Benedetto Casillo, mitico Salvatore vice sostituto portiere. E delle musiche in parte originali e in parte nuove del maestro Claudio Mattone.
Ah, dimenticavo: Bellavista sarò io, perdonate l’ardire.
Abbiamo voluto ambientare lo spettacolo negli stessi anni del film e in realtà non abbiamo dovuto adeguare all’oggi nemmeno una battuta. Come ci ha insegnato Luciano, dobbiamo avere fede: “Napoli, con il suo spirito d’adattamento, è forse l’ultima speranza che ha il genere umano per sopravvivere”. I sentimenti nostri, quelli veri, quelli che Luciano ha descritto, non sono cambiati e non cambieranno mai.
Geppy Gleijeses
(Martedì) 21:00
TEATRO CIRCUS
Via Lanciano, 9 - 65122 Pescara
20 ottobre 2021 17:0020 ottobre 2021 21:00
Biglietti in vendita dal 4 Ottobre 2021 presso la sede della Società del Teatro e della Musica, nei punti vendita TICKETONE o direttamente online.
Atto unico tratto dal romanzo di Jean Teulé “Les lois de la gravité” con Gabriele Lavia e Federica Di Martino Scene Alessandro Camera Costumi Andrea Viotti Musiche Antonio Di Pofi Adattamento e
Atto unico tratto dal romanzo di Jean Teulé “Les lois de la gravité”
con Gabriele Lavia e Federica Di Martino
Scene Alessandro Camera
Costumi Andrea Viotti
Musiche Antonio Di Pofi
Adattamento e Regia Gabriele Lavia
Una notte di freddo e di pioggia. A Le Havre, in Normandia. Una donna entra in un commissariato. C’è un vecchio commissario che sta per andare in pensione.
La donna viene ad autodenunciarsi. Ha ucciso il marito dieci anni prima.
Lo ha spinto giù dal balcone, undicesimo piano. La legge di gravità è ineludibile. Nove e ottantuno metri al secondo. Ma la legge di gravità dell’essere “esseri umani” qual’è?
Alla legge fisica di gravità non si può sfuggire.
Ma a quella metafisica? A quella dell’essere umano?
La legge non misurabile dell’amore, del dolore, della rabbia, del senso di colpa, del fallimento, della incertezza dell’essere, non è meno ineluttabile dei nove e ottantuno metri al secondo. L’uomo cade nella vita. Cade nel suo dolore, come cade nella felicità e nel successo. L’uomo cade, precipita nel fallimento (da fallere, cadere) e fa male.
In una notte freddissima un uomo e una donna prendono coscienza delle loro cadute. Ma vivere forse è la presa di coscienza dei propri “dolorosi” fallimenti.
Gabriele Lavia
(Martedì) 21:00
TEATRO CIRCUS
Via Lanciano, 9 - 65122 Pescara
17 novembre 2021 17:0017 novembre 2021 21:00
Biglietti in vendita dal 25 Ottobre 2021 presso la sede della Società del Teatro e della Musica, nei punti vendita TICKETONE o direttamente online.
29nov21:00IL MALATO IMMAGINARIOdi Molière
con EMILIO SOLFRIZZI
di Molière con Emilio Solfrizzi Costumi Santuzza Calì Scenografie Fabiana Di Marco Musiche Massimiliano Pace Adattamento e Regia Guglielmo Ferro Note di regia Il teatro come finzione, come strumento per dissimulare la realtà, fa
di Molière
con Emilio Solfrizzi
Costumi Santuzza Calì
Scenografie Fabiana Di Marco
Musiche Massimiliano Pace
Adattamento e Regia Guglielmo Ferro
Note di regia
Il teatro come finzione, come strumento per dissimulare la realtà, fa il paio con l’idea di Argante di servirsi della malattia per non affrontare “i dardi dell’atroce fortuna”.
“Il malato immaginario” ha più paura di vivere che di morire, e il suo rifugiarsi nella malattia non è nient’altro che una fuga dai problemi, dalle prove che un’esistenza ti mette davanti.
La tradizione, commettendo forse una forzatura, ha accomunato la malattia con la vecchiaia, identificando di conseguenza il ruolo del malato con un attore anziano o addirittura vecchio, ma Molière lo scrive per se stesso quindi per un uomo sui 50 anni, proprio per queste ragioni un grande attore dell’età di Emilio Solfrizzi potrà restituire al testo un aspetto importantissimo e certe volte dimenticato. Il rifiuto della propria esistenza.
La comicità di cui è intriso il capolavoro di Molière viene così esaltata dall’esplosione di vita che si fa tutt’intorno ad Argante e la sua continua fuga attraverso rimedi e cure di medici improbabili crea situazioni esilaranti.
Una comicità che si avvicina al teatro dell’assurdo, Molière, come tutti i giganti, con geniale intuizione anticipa modalità drammaturgiche che solo nel ‘900 vedranno la luce.
Si ride, tanto, ma come sempre l’uomo ride del dramma altrui.
(Lunedì) 21:00
TEATRO CIRCUS
Via Lanciano, 9 - 65122 Pescara
30 novembre 2021 17:0030 novembre 2021 21:00
Biglietti in vendita dal 25 Ottobre 2021 presso la sede della Società del Teatro e della Musica, nei punti vendita TICKETONE o direttamente online.
di Peppe Barra e Lamberto Lambertini con Peppe Barra e Lalla Esposito Scene Carlo De Marino Costumi Annalisa Giacci Musiche Giorgio Mellone Regia Lamberto Lambertini La maestria esplosiva di Peppe Barra incontra
di Peppe Barra e Lamberto Lambertini
con Peppe Barra e Lalla Esposito
Scene Carlo De Marino
Costumi Annalisa Giacci
Musiche Giorgio Mellone
Regia Lamberto Lambertini
La maestria esplosiva di Peppe Barra incontra ancora una volta lo stile e il gusto di Lamberto Lambertini per dare vita a un teatro capace di coniugare la risata con la commozione, il divertimento con la storia, la cultura alta con quella più bassa, il realismo con la follia, la raffinatezza con la volgarità.
Lo spettacolo – Non c’è niente da ridere. Così sembra dire l’Attore al pubblico, dispiaciuto che si sbellichi mentre lui sta recitando una cosa seria. Ecco la chiave di questo spettacolo, dove la scenografia raffigura l’interno di un teatro, dal punto di vista degli attori, uno spettacolo al contrario, con le file dei palchi sul fondo e con le luci della ribalta puntate verso la sala. In questo luogo irreale si avvicendano un Attore e un’Attrice, Peppe Barra e Lalla Esposito, con duetti, monologhi, canzonette, di antico e moderno repertorio, oltre a improvvise incursioni surreali nel repertorio dei classici, con due poltroncine e consunti fondalini dipinti a delineare le situazioni drammatiche. Uno spettacolo di “Varietà” con un finale in Maschera: l’Attore veste il costume di Pulcinella e l’Attrice quello di Colombina che, nel rivedere il suo fidanzato che l’aveva abbandonata senza una parola, molti e molti anni prima, costringendola a fare la sciantosa, lo aggredisce infuriata, ma il povero Pulcinella le giura d’esser morto, per strada, senza averla potuta avvisare. È menzogna o verità? Colombina comincia a cedere, presa dalla drammaticità del racconto. Pulcinella prosegue baldanzoso: San Pietro, dopo tanto pregare, gli ha concesso di tornare sulla terra a riprendersi la sua Colombina. Sull’onda dei ricordi e della nostalgia di un’epoca che fu, si addormentano abbracciati.
Note di regia – Di nuovo insieme dopo venticinque anni, intendono, pur in questi giorni così chiusi e difficili, invitare la gente a tornare a teatro, per uno spettacolo di buon augurio, e per iniziare una futura normalità, realizzando uno spettacolo che, con lo spirito, e lo stile, di sempre, coniughi la risata con la commozione, la leggerezza con la cultura, la raffinatezza con la volgarità. Uno spettacolo vario costruito con le cose che amiamo. Questa è stata, da sempre, la visione della nostra Compagnia, fondata insieme con Concetta Barra, e questa resterà per sempre. Perché il pubblico, per divertirsi davvero, ha bisogno di essere trascinato fuori dalla realtà, e quale mezzo migliore del teatro, che è molto più bello della vita vera e, tra le sue scene anche la morte sarebbe per finta.
(Martedì) 21:00
TEATRO CIRCUS
Via Lanciano, 9 - 65122 Pescara
19 gennaio 2022 17:0019 gennaio 2022 21:00
Biglietti in vendita dal 25 Ottobre 2021 presso la sede della Società del Teatro e della Musica, nei punti vendita TICKETONE o direttamente online.
15feb21:00IL NODOdi Johnna Adams
con Ambra Angiolini e Arianna Scommegna
di Johnna Adams traduzione di Vincenzo Manna e Edward Fortes con Ambra Angiolini e Arianna Scommegna Musiche Mauro Di Maggio e Luna Vincenti Scene Maria Spazzi Costumi Erika Carretta Regia Serena Sinigaglia
di Johnna Adams
traduzione di Vincenzo Manna e Edward Fortes
con Ambra Angiolini e Arianna Scommegna
Musiche Mauro Di Maggio e Luna Vincenti
Scene Maria Spazzi
Costumi Erika Carretta
Regia Serena Sinigaglia
Sinossi. Un’aula di una scuola pubblica. È l’ora di ricevimento per una insegnante di una classe di prima media. È tesa, ha la testa altrove, è in attesa di una telefonata che non arriva mai. Al colloquio si presenta inaspettatamente la madre di un suo allievo. Vuole parlarle, ma non sarà un dialogo facile. Suo figlio alcuni giorni prima è stato sospeso, è tornato a casa pieno di lividi e lei vuole a tutti i costi capire il perché. È stato vittima di bullismo o forse lui stesso è stato un molestatore… forse l’insegnante l’ha trattato con asprezza… Sciogliere questo nodo, cercare la verità è l’unica possibilità a cui aggrapparsi. Perchè, come conseguenza del fatto, il figlio ha commesso qualcosa di tremendo, di irreparabile. E solo un confronto durissimo tra le due donne potrà dare un senso al dolore, allo smarrimento e al loro reciproco, soffocante senso di colpa.
Dalle note di Regia. (…) Quali sono le responsabilità educative dei genitori e quali quelle delle istituzioni nei confronti dei figli? Di chi è la colpa se i nostri figli si trasformano in vittime o carnefici? Dove sbagliamo? Chi sbaglia? Di chi è la responsabilità?
(…) Heather Clark e Corryn Fell non sono solo l’insegnante e la madre di Gidion. Il loro conflitto, come quello tra Medea e Giasone, tra Dioniso e Penteo, tra Eteocle e Polinice, racchiude in sé tutti noi come singoli individui e tutti noi come società. E ci pone di fronte alle nostre responsabilità: per ogni ragazzo ferito, umiliato, ma anche per chi umilia e ferisce, siamo noi ad essere sconfitti, come individui e come società, nostra è la responsabilità, nostra è la pena e il dolore. La madre e l’insegnante di Gidion combattono per salvare se stesse dal baratro della colpa e forse per cercare un senso ad una morte tanto orribile.
(…) Heather e Corryn sono due figure tragiche che si fronteggiano, il campo di battaglia è la classe, il tempo è quello dell’ora dei colloqui e per l’esattezza dalle 14.45 alle 16.15. Un’ora e mezza di attacchi, difese, strategie, accordi sperati e immediatamente traditi, senza sosta. Ambra Angiolini e Arianna Scommegna combatteranno per noi, sul palco, questa battaglia nella speranza che si possa tornare a parlarsi con senso di responsabilità e di rispetto. Perché parlarsi è meglio che combattersi, sempre.
Serena Sinigaglia
(Martedì) 21:00
TEATRO CIRCUS
Via Lanciano, 9 - 65122 Pescara
16 febbraio 2022 17:0016 febbraio 2022 21:00
Biglietti in vendita dal 25 Ottobre 2021 presso la sede della Società del Teatro e della Musica, nei punti vendita TICKETONE o direttamente online.
tratto da “Il miracolo di Don Ciccillo” con Carlo Buccirosso e con Donatella De Felice, Elvira Zingone, Giordano Bassetti, Fiorella Zullo, Peppe Miale, Gino Monteleone, Matteo Tugnoli, Davide Marotta,
tratto da “Il miracolo di Don Ciccillo”
con Carlo Buccirosso
e con Donatella De Felice, Elvira Zingone, Giordano Bassetti, Fiorella Zullo, Peppe Miale, Gino Monteleone, Matteo Tugnoli, Davide Marotta, Tilde De Spirito
Scene Gilda Cerullo e Renato Lori
Costumi Zaira de Vincentiis
Musiche Paolo Petrella
Adattamento e Regia Carlo Buccirosso
Note di regia. Alberto Pisapìa, ristoratore di professione, gestisce un ristorante di periferia ormai sull’orlo del fallimento! Sposato con Valeria Vitiello, donna sanguigna dal carattere combattivo, è padre di due figli, Viola e Matteo, la prima anarchica e irascibile, l’altro riflessivo e pacato.
Alberto vive ormai, da quasi quattro anni, una situazione di grande disagio psichico che negli ultimi tempi ha assunto la conformazione di un vero e proprio esaurimento nervoso! Difatti, un pò a causa della crisi economica del paese e della propria attività di ristorazione di riflesso, e anche a seguito di una serie di investimenti avventati consigliati dal fratello Ernesto, suo avvocato e socio in affari, Alberto si è ritrovato a dover combattere una personale disperata battaglia contro gli attacchi spietati dell’Equitalia che, con inesorabile precisione lo colpisce quasi quotidianamente nella quiete della propria abitazione, ormai ipotecata da tempo, con cartelle esattoriali di tutti i tipi, di tutti i generi, di svariate forme e consistenza… E ben poco sembra poter fare l’amore quotidiano di sua moglie Valeria e dei suoi due figli, tesi a recuperare la lucidità di Alberto attraverso l’illusoria rappresentazione di una realtà ben diversa da quella che logora ormai da tempo la serenità dell’intera famiglia Pisapia!
E un altro grosso problema contribuirà a peggiorare ancor di più la malattia di Alberto, un cancro indistruttibile che neppure la medicina più all’avanguardia sarebbe stata in grado di debellare: la malvagità di sua suocera Clementina, spietato ed integerrimo funzionario dell’Agenzia delle Entrate! Soltanto un miracolo avrebbe potuto salvare l’anima di Alberto, posseduto irrimediabilmente da orribili pensieri di morte… farla finita con la propria vita, o con quella di sua suocera?!?
Un incubo dal quale potersi liberare solo grazie all’amore della famiglia, che si prodigherà per salvare la vita di un onesto contribuente di questa Iniquitalia!
(Martedì) 21:00
TEATRO CIRCUS
Via Lanciano, 9 - 65122 Pescara
16 marzo 2022 17:0016 marzo 2022 21:00
Biglietti in vendita dal 25 Ottobre 2021 presso la sede della Società del Teatro e della Musica, nei punti vendita TICKETONE o direttamente online.